“Vâgh íñ ufézzí“ che in bolognese significa “Vado in ufficio” è la prima osteria a tempo in Italia. E’ soltanto l’ultima creazione di un periodo problematico che stimola la creatività.
Ufficialmente aperta a Ottobre 2020, l’osteria a tempo è ideata con lo scopo di sopravvivere nel periodo pandemico. La formula è la seguente:
Spazio o tempo
La necessità di fronteggiare la problematica degli spazi nei locali un pò più piccoli, ha portato a riflettere su altri aspetti. Uno di questi è il tempo di permanenza.
I clienti prenotano un orario con permanenza minima di 1 ora in cui vengono deliziati da 9 portate di menù. Possono richiedere bis e tris a patto che quando termina l’ora prenotata, i clienti lascino il posto a chi viene dopo di loro.
Si paga per il tempo effettivamente trascorso in osteria non per quanto si mangia una volta seduti al tavolo.
Sempre a Bologna una volta c’era Il Ghilton, un’osteria in cui potevi mangiare solo fagioli. Anche in quel caso il conto aveva una proporzione col tempo ma in senso opposto: più stavi e meno pagavi.
Il rapporto spazio-temporali nell’era pandemica è una coperta troppo corta.
Nel caso dell’osteria l’importanza del tempo supera quella del prodotto?
Anche per gli hotel ci sono state, in tempi passati, offerte che prendevano in considerazione anche il fattore tempo:
L’Hotel Universo di Lucca “per un certo periodo” proponeva la scontistica pari all’orario di arrivo. Se un cliente si presentava al check alle 23.00, poteva godere di un 23% di sconto. Anche se apparentemente potevano sembrare fette di fatturato perso, l’albergo lavorava molto bene sui late check out a pagamento e aveva modo di organizzare il lavoro di rifacimento camera con un minimo di pianificazione. Questa gamification invogliava l’ospite a presentarsi più tardi possibile e generava all’epoca un buon passaparola.
L’Hotel Residence San Paolo di Torino proponeva invece nei periodi estivi di bassa stagione un prezzo per la prima notte pari alla temperatura esterna.
Considerando la bassissima stagione a Torino nel periodo di Luglio e Agosto una decina di fa, era già una conquista avere una camera doppia a 30,00 euro che corrispondeva a grandi linee a quella promossa su Booking.com al netto delle commissioni. Ovviamente i clienti pervenuti da questa offerta si apprestavano a fare il check out il prima possibile per ottenere la tariffa più bassa. Altra perla di gamification che rese celebre il direttore Varner Ferrato.
Abbandoniamo adesso l’amarcord e pensiamo adesso al breakfast in un classico hotel leisure. Forse la colazione a buffet è il momento più atteso del soggiorno in hotel e rappresenta un percorso del gusto mixato ad un totale relax. Non c’è nessun rapporto col tempo di permanenza se non l’idea di chiusura della sala colazioni. Anzi spesso gli ospiti si lasciano andare perdendo la cognizione del tempo. La sala colazioni in hotel per molti ha il significato di una piccola spa.
Nel 2020 si è perso questo significato. Le entrate contingentate. La minore disponibilità di posti a sedere. Le occhiatacce rivolte a chi si ferma a leggere le etichette degli yogurt e quelle rivolte a chi si presenta con l’iPad o con il kindle.
Il fattore tempo sta spostando i valori?